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dai GIORNALI di OGGI

WASHINGTON - Le nozze Fiat-Chrysler ora sono una realtà. A benedirle, annunciando il closing dell'alleanza strategica globale, una nota congiunta delle due case automobilistiche, nella quale si precisa che Sergio Marchionne, ad del Lingotto, sarà anche ad di Chrysler.

NOVE COMPONENTI nel nuovo cda,

TRE saranno scelti dalla casa di torino

Fiat, intesa con Chrysler. Marchionne ad

Perfezionata l'alleanza tra il Lingotto e la casa Usa. "Giorno importante per tutta l'industria dell'auto"

2009-06-11

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-06-11

NOVE COMPONENTI nel nuovo cda, TRE saranno scelti dalla casa di torino

Fiat, intesa con Chrysler. Marchionne ad

Perfezionata l'alleanza tra il Lingotto e la casa Usa. "Giorno importante per tutta l'industria dell'auto"

WASHINGTON - Le nozze Fiat-Chrysler ora sono una realtà. A benedirle, annunciando il closing dell'alleanza strategica globale, una nota congiunta delle due case automobilistiche, nella quale si precisa che Sergio Marchionne, ad del Lingotto, sarà anche ad di Chrysler. "Questa alleanza, creata con il pieno sostegno dell'amministrazione del presidente Obama, - commenta a caldo Marchionne - non risolve sicuramente tutti i problemi che attualmente affliggono l'industria automobilistica ma rappresenta un passo fondamentale per posizionare Fiat e Chrysler tra i leader della futura generazione di produttori a livello globale". Il nuovo ad della casa Usa saluta l'intesa parlando di un "giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest'ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l'intera industria automobilistica". "D'ora in avanti lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili" promette Marchionne, assicurando inoltre che con il Lingotto Chrysler "può tornare ad essere una società forte e competitiva con una gamma di vetture affidabile che colpiscono l'immaginazione e ispirano fedeltà".

IL NUOVO CDA - La nuova Chrysler sarà guidata da un consiglio di amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali Sergio Marchionne in qualità di amministratore delegato, quattro nominati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'United Auto Workers Retiree Medical Benefits Trust. Il consiglio dovrebbe nominare presidente Robert Kidder, afferma il comunicato di Fiat. "Chrysler Group LLC e Fiat Group - si legge nella nota del gruppo torinese - comunicano il closing dell'alleanza strategica globale già annunciata, con la piena operatività della nuova Chrysler, che da oggi dispone di risorse, tecnologie e rete di distribuzione necessarie per competere in modo efficace a livello mondiale". Fiat fornirà a Chrysler tecnologia, piattaforme e propulsori per vetture piccole e medie. "Chrysler - aggiunge il comunicato - potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. Chrysler potrà anche trarre beneficio dall'esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia", conclude la nota.

(Fotogramma)

(Fotogramma)

BORSA EUFORICA - L'alleanza strategica tra Fiat e Chrysler dunque è una realtà. Ha spianato la strada alla trattativa finale la decisione della Corte Suprema americana, che respingendo il ricorso contro l’operazione presentato dai fondi pensione dell’Indiana, ha di fatto dato il via libera al passaggio della casa automobilistica americana sotto il controllo del Lingotto. In Italia, l'attesa che l'intesa venisse perfezionata ha fatto schizzare il titolo del Lingotto a Piazza Affari, che ha continuato la sua corsa in Borsa anche dopo l'ufficializzazione della chiusura dell'operazione (guarda il titolo).

SCAJOLA - Prima che l'operazione venisse chiusa, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola aveva fatto sapere che intende mettere a punto un incontro tra Fiat e le parti sociali, spiegando anche che l'esecutivo vuole avviare "in modo chiaro un confronto sui riflessi in Italia" dell'intesa, tenendo presente che per il governo italiano "i cinque stabilimenti italiani debbano rimanere". "Il governo - ha aggiunto - è disponibile a trovare soluzioni che possano garantire il consolidamento di Fiat in Italia".

10 giugno 2009(ultima modifica: 11 giugno 2009)

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2008-06-11

La decisione della Corte Suprema Usa dopo quattro giorni di battaglia giuridica

Respinto il ricorso dei fondi pensione dell'Indiana. Il plauso della Casa Bianca

Fiat-Chrysler, dopo il sì dei giudici

accordo ok, Marchionne nuovo a.d.

"Un giorno importante per l'industria automobilistica". Robert Kidder è il presidente

Tre dei componenti del Cda verranno scelti da Torino

Fiat-Chrysler, dopo il sì dei giudici accordo ok, Marchionne nuovo a.d.

NEW YORK - Accordo definitivamente concluso tra Fiat e Chrysler. Sergio Marchionne sarà l'amministratore delegato del gruppo, Robert Kidder è stato designato presidente. Lo afferma una nota congiunta. L'annuncio ufficiale arriva dopo il via libera della Corte Suprema. Dopo quattro giorni di febbrili manovre legali, infatti, la Corte Suprema ha dato oggi senza dissensi luce verde all'accordo Fiat-Chrysler, respingendo il ricorso presentato nel fine settimana da alcuni fondi pensione dell'Indiana.

Grazie all'alleanza con il Lingotto, ha commentato Marchionne, Chrysler "può tornare ad essere una società forte e competitivita con una gamma di vetture affidabile che colpiscono l'immaginazione e ispirano fedeltà". L'a.d. ha definito quello odierno "un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest'ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l'intera industria automobilistica".

Come previsto dall'accordo, si legge nella nota congiunta, Fiat fornirà a Chrysler "la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre più richieste dal mercato. Chrysler potrà anche trarre beneficio dall'esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia".

Fiat, attraverso una società controllata, ha assunto una quota del 20% in Chrysler Group. Quota che aumenterà progressivamente fino ad un totale del 35% "subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall'accordo". Il Lingotto non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.

La nuova Chrysler sarà guidata da un consiglio di amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali lo stesso Marchionne in qualità di amministratore delegato, quattro nominati dal dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'United Auto Workers' Retiree Medical Benefits Trust.

La Casa Bianca ha applaudito alla decisione della Corte Suprema, che ha aperto la strada al perfezionamento dell'accordo, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente".

(10 giugno 2009)

 

 

DAL SITO INTERNET

http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=88619&idCat=112

Le due pagine hanno permesso al governo federale di inviare 6 miliardi e 600 milioni di dollari

In italiano l'ordine della Corte Usa che sbloccato Fiat-Chrysler

(Us Supreme Court 9.6.2009)

di Ludovico Fraia

È stato decisivo quest’ordine di due pagine della Corte suprema degli Stati Uniti per sbloccare definitivamente l’ultimo ostacolo alla creazione della Fiat-Chrysler, completata in 42 giorni. L’ultimo ostacolo era costituito da una sospensiva decisa dal giudice Ruth Ginzburg lunedì scorso per discutere il ricorso dei fondi pensione degli insegnanti e del poliziotti dello Stato dell’Indiana. Il giorno dopo l’intera Corte suprema, con i suoi nove giudici, ha deciso che non era possibile discutere sul merito del ricorso dei fondi poiché i ricorrenti non avevano abbastanza provato la necessità che la Corte suprema dovesse intervenire nel caso.

Queste due pagine, di cui pubblichiamo il testo integrale con la traduzione, hanno permesso al governo federale di trasferire immediatamente alla Chrysler i 6 miliardi e 600 milioni di dollari previsti ed evitando la bancarotta di quello che ra stato uno dei colossi mondiali dell’automobile. Ma anche di creare un altro colosso mondiale con la nostra Fiat. (10 giugno 2009)

Cite as: 556 U. S. ____ (2009) Per Curiam SUPREME COURT OF THE UNITED STATES Nos. 08A1096, 08–1513 (08A1099), 08A1100 INDIANA STATE POLICE PENSION TRUST ET AL. 08A1096 v. CHRYSLER LLC ET AL. CENTER FOR AUTO SAFETY ET AL. 08–1513 (08A1099) v. CHRYSLER LLC ET AL. PATRICIA PASCALE 08A1100 v. CHRYSLER LLC ET AL. ON APPLICATIONS FOR STAY [June 9, 2009]

Il testo originale inglese [1]

Le richieste di sospensiva presentate dal giudice Ginsburg e da lei trasferite alla Corte sono respinte. La sospensiva temporale decisa dal giudice Ginsburg l’8 giugno 2009 è annullata. Il non accoglimento della sospensiva non è una decisione sul merito dei problemi legali in questione. Nel determinare se concedere una sospensione, consideriamo invece se il richiedente abbia dimostrato:

"(1)una ragionevole probabilità che quattro giudici possano considerare la questione sufficientemente meritevole da meritare la concessione di un procedimento di certiorari [2]o da meritare la decisione di una giurisdizione;

(2) un’equa possibilità che una maggioranza della Corte possa concludere che la decisione che segue sia sbagliata;

(3) e una verosimiglianza che un danno irreparabile possa risultare dal non accoglimento di una sospensiva". Conkright v. Fommert, 556 U. S. ___, ___ (2009) (slip op., at 1–2) (GINSBURG, J., in chambers). (Segni di citazione e di alterazioni omessi). In aggiunta a ciò "in un caso recente può essere appropriato per bilanciare i diritti," per distribuire i relativi danni alle parti, "così come gli interessi pubblici nel loro insieme". Id., at ___ (slip op., at 2)(segni di citazione omessi).

"Una sospensiva non è materia di diritto, anche se irreparabile danno potrebbe altrimenti risultarne." Nken v. Holder, 556 U. S. ___, ___ (2009) (slip op., at 14) (segni di citazione omessi). E’ invece esercizio di prudenza giudiziale, e che "la parte che richiede una sospensiva porti l’onere di mostrare che le circostanze giustificano l’esercizio di tale prudenza". Ibid. I richiedenti non hanno sostenuto quell’onere. "La opportunità di una sospensiva dipende dalle circostanze del caso particolare", i "tradizionali fattori di una sospensiva comportano giudizi particolari per ogni caso". Ibid. (segni di citazione omessi). Il nostro giudizio dei fattori per una sospensiva qui è basato solamente sui precedenti e i procedimenti di questo caso.

 

[1] The applications for stay presented to JUSTICE GINSBURG and by her referred to the Court are denied.The temporary stay entered by JUSTICE GINSBURG on June 8, 2009, is vacated. A denial of a stay is not a decision on the merits of the underlying legal issues. In determining whether to grant a stay, we consider instead whether the applicant has demonstrated "(1) a reasonable probability that four Justices will consider the issue sufficiently meritorious to grant certiorari or to note probable jurisdiction; (2) a fair prospect that a majority of the Court will conclude that the decision below was erroneous; and (3) a likelihood that irreparable harm will result from the denial of a stay." Conkright v. Fommert, 556 U. S. ___, ___ (2009) (slip op., at 1–2) (GINSBURG, J., in chambers) (internal quotation marks and alterations omitted). In addition, "in a close case it may be appropriate to balance the equities," to assess the relative harms to the parties, "as well as the interests of the public at large." "A stay is not a matter of right, even if irreparableinjury might otherwise result." Nken v. Holder, 556 U. S. ___, ___ (2009) (slip op., at 14) (internal quotation marks omitted). It is instead an exercise of judicial discretion,and the "party requesting a stay bears the burden of show-ing that the circumstances justify an exercise of thatdiscretion." Ibid. The applicants have not carried that burden. "[T]he propriety of [a stay] is dependent upon the circumstances of the particular case," and the "traditional stay factors contemplate individualized judgments in each case." Ibid. (internal quotation marks omitted). Our assessment of the stay factors here is based on the record and proceedings in this case alone.

 

 

 

[2] Certiorari sta per un particolare procedimento nel sistema di Common law che si fonda sull’ordine che una Corte superiore impartisce a una corte inferiore di consegnare gli atti perché i giudici della Corte superiore verifichino la validità degli atti.

 

L'UNITA'

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2009-06-11

Fiat-Chrysler, la Corte Suprema Usa dà via libera all'accordo

Fiat Group e Chrysler comunicano il closing dell'alleanza strategica globale, "con la piena operatività della nuova Chrysler, che da oggi dispone di risorse, tecnologie e rete di distribuzione necessarie per competere in modo efficace a livello mondiale". Come previsto, si legge in una nota congiunta, "Fiat fornirà a Chrysler la tecnologia tra le più innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie.

Chrysler potrà così offrire una più ampia gamma di prodotti comrpese anche vetture a basso impatto ambientale" e anche "trarre beneficio

dall'esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avrà accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia".

Il tutto dopo che la Corte Suprema Usa ha dato il "via libera" alla vendita della Chrysler alla Fiat, e la decisione oltreché un successo per il Lingotto segna una vittoria indiscutibile per l'amministrazione Obama. La decisione ha messo fine dunque a giorni di incertezza. Il tribunale ha annunciato di aver bocciato la richiesta di un gruppo che amministra fondi pensione di lavoratori dell'Indiana e di gruppi a difesa dei consumatori che volevano ostacolare l'intesa. La scorsa settimana la Corte d'Appello di New York aveva dato "semaforo verde" alla vendita, concedendo nello stesso tempo tre giorni di tempo ai gruppi contrari per presentare i loro argomenti di opposizione alla vendita. Nella breve sentenza (appena due pagine), la Corte Suprema ha sostenuto che coloro che tentavano di ostacolare l'accordo non hanno presentato gli estremi per giustificare tale azione.

I vertici della Chrsyler hanno così completato la vendita degli asset alla Fiat. Poco prima il giudice del Tribunale della Bancarotta del Distretto meridionale di New York incaricato del caso, Arthur Gonzalez, aveva dato il via libera all'azienda statunitense per rompere la relazione contrattuale con i quasi 800 concessionari della sua rete in franchising.

La Casa Bianca ha accolto con favore la decisione della Corte Suprema sul caso Fiat-Chrysler, affermando che si tratta di una scelta che permette la sopravvivenza della casa automobilistica americana, per consentire al gruppo di "riemergere come un produttore competitivo e vitale".

10 giugno 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-06-11

10 giugno 2009

Fiat-Chrysler, c'è l'intesa. Marchionne al volante

Fiat e Chrysler hanno ufficializzato la loro intesa: Sergio Marchionne sarà l'amministratore delegato del gruppo, Robert Kidder è stato designato presidente.

In base alle condizioni approvate dal Tribunale di New York e dalle diverse autorità regolamentari e antitrust, la società in precedenza conosciuta come Chrysler LLC ha formalmente ceduto sostanzialmente tutti i propri beni (con l'esclusione di alcuni debiti e altre passività) a una nuova società con la denominazione sociale di Chrysler Group LLC.

Chrysler Group ha assegnato a una controllata di Fiat una quota del 20% della partecipazione nella nuova società, quota che aumenterà progressivamente fino al 35% "subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall'accordo". Fiat non potrà ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.

Il Dipartimento del Tesoro statunitense e il Governo canadese avranno rispettivamente l'8% e il 2%, mentre il 55% sarà detenuto da United Auto Workers Retiree Medical Benefits Trust, associazione volontaria di ex dipendenti.

Il Lingotto, che trasferirà tecnologie, piattaforme e propulsori alla nuova Chrysler, non potrà ottenere la quota di maggioranza fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati.

"Chrysler può tornare ad essere forte e competitiva". Così Sergio Marchionne, neo numero uno della Chrysler Group LLC, commenta il perfezionamento dell'alleanza strategica con il marchio di Detroit. "Questo è un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest'ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l'intera industria automobilistica. Sono consapevole del fatto che questo è stato un processo difficile per tutti i soggetti coinvolti, ma siamo pronti a dimostrare al consumatore americano che Chrysler può tornare ad essere una societá forte e competitiva con una gamma di vetture affidabili che colpiscono l'immaginazione e ispirano fedeltà".

"Sin dall'inizio, eravamo decisi a fare di quest'alleanza un passo fondamentale per risolvere i problemi che affliggono l'industria dell'auto. D'ora in avanti, lavoreremo alla definizione di un nuovo modello di riferimento per le aziende automobilistiche che vogliano produrre utili", prosegue. "Partendo dalla cultura di innovazione di Chrysler e dalla tecnologia e know-how di Fiat, intendiamo ampliare il portafoglio prodotti di Chrysler sia in Nord America sia negli altri mercati. Le attività della Chrysler rilevate dalla nuova società, ferme durante questo periodo, sono già o saranno presto nuovamente operative, ed è già iniziato il lavoro per sviluppare vetture ecologiche, a basso consumo e di alta qualità, che saranno le caratteristiche distintive dei nuovi prodotti del gruppo Chrysler".

 

Fiat ha anche stipulato una serie di accordi necessari per il trasferimento di tecnologie, piattaforme e propulsori alla nuova Chrysler.

La nuova Chrysler sarà guidata da un consiglio di amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali - come accennato Sergio Marchionne in qualità di amministratore delegato - quattro nominati dal Dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal Governo canadese e uno dall'United Auto Workers Retiree Medical Benefits Trust.

L'organizzazione della Chrysler Group ideata da Sergio Marchionne ricalca lo schema che attualmente viene utilizzato per Fiat Group Automobiles e per Cnh: i responsabili delle varie attività sono 23. Nella società ci sono tre manager che lasciano Torino: sono il responsabile della finanza di Fiat Group Automobiles, Richard Palmer, che farà lo stesso tipo di lavoro negli Stati Uniti, Pietro Gorlier, Network & Owned Dealerships e Customer Services di Fiat Group Automobiles, che diventerà il nuovo responsabile della Mopar (società che si occupa dei ricambi) e della Customer Service, e Gualberto Ranieri, responsabile dell'ufficio stampa estero del Lingotto e della Comunicazione di Cnh, che diventerà il capo della comunicazione interna ed esterna di Chrysler Group.

 

Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, torna a parlare di un incontro, nei prossimi giorni, con azienda e sindacati "per ribadire che i cinque stabilimenti italiani devono rimanere". E aggiunge che il governo "è disponibile a trovare soluzioni che possano garantire il consolidamento di Fiat in Italia". "Il governo la smetta di fare annunci a vuoto, è giunta l'ora di fare davvero l'incontro", replica il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi, mentre per il numero uno della Fiom torinese, Giorgio Airaudo, "ora l'azienda non ha più alibi per sottrarsi al confronto". "L'alleanza di Fiat con Chrysler - afferma il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini - è senza dubbio motivo di orgoglio per il nostro Paese, ma ora ci aspettiamo garanzie per gli stabilimenti italiani". "Grazie all'accordo - sottolinea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni - è possibile costruire una compagnia dell'auto all'altezza della situazione". Chiedono di aprire rapidamente un tavolo sull'auto anche le Regioni, convocate a Roma dalla governatrice del Piemonte, Mercedes Bresso. Al governo propongono un piano da 800-900 milioni di euro per lo sviluppo della ricerca nel settore automotive e in particolare nell'auto pulita, che veda la partecipazione finanziaria anche delle Regioni interessate da stabilimenti Fiat. Alla cifra "potrebbero concorrere per un terzo le Regioni stesse, per un terzo l'azienda e per un terzo il governo", spiega Bresso che parla di interesse manifestato del gruppo torinese.

 

10 giugno 2009

SCHEDA / Cronologia di una fusione

È il 30 marzo quando il presidente Barack Obama benedice l'alleanza tra la Chrysler e la Fiat, che definisce condizione imprescindibile perchè la casa di Detroit ottenga dal governo Usa nuovi aiuti fino a sei miliardi di dollari. Per l'azienda americana parte subito la richiesta di ricorso al Chapter 11, cioè alla bancarotta protetta. I creditori fanno ricorso e le vertenze vanno avanti fino a oggi, quando la Corte Suprema Usa dà il via libera all'intesa.

Queste le tappe principali del negoziato.

•9 APRILE. Marchionne inizia il confronto con il potente sindacato United Auto Worker (Uaw) per la riduzione del costo del lavoro. Parte anche la trattativa con le banche per la ristrutturazione del debito.

•13 APRILE. Si parla per la prima volta di un coinvolgimento diretto di Marchionne nella gestione delle attività di Chrysler, con il ruolo di amministratore delegato.

•20-23 APRILE. L'amministratore delegato vola per la terza volta negli Usa. Il 23 rientra in Italia per partecipare al consiglio di amministrazione del Lingotto sulla trimestrale, incontrare gli analisti finanziari e i sindacati.

•24 APRILE - Parte il quarto round con l'ultimo volo negli Stati Uniti di Marchionne in vista della stretta finale.

•25 APRILE. È il giorno dell'accordo con il sindacato canadese Caw, guidato da Ken Lewenza. È il primo tassello.

•27 APRILE. Anche il sindacato Uaw firma l'intesa per la riduzione del costo del lavoro. Daimler raggiunge un accordo per la separazione da Chrysler, di cui ha il 19,9%.

•28 APRILE. Il Tesoro Usa raggiunge l'accordo con i 4 grandi creditori della casa di Detroit per la ristrutturazione del debito: JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley.

•29 APRILE. Continua il negoziato con i piccoli creditori.

•30 APRILE. I lavoratori Chrysler aderenti al sindacato Uaw ratificano l'accordo. Mancano all'appello i piccoli creditori.

Alle 18 Obama annuncia l'intesa.

•12 MAGGIO. I concessionari Chrysler si alleano e assumono un legale per difendere i propri interessi.

•21 MAGGIO. Tre fondi pensione dell'Indiana chiedono al tribunale di bloccare la vendita perchè viola i loro diritti.

•27 MAGGIO. Il giudice respinge le richieste dei fondi.

•1 GIUGNO. I fondi presentano ricorso alla Corte Suprema Usa.

•9 GIUGNO. La Fiat dice che non abbandonerà la Chrysler, ma se si supererà il termine del 15 giugno chiederà di ridiscutere i termini dell'intesa.

•10 GIUGNO. La Corte Suprema Usa dà il vià libera all'accordo Fiat e Chrysler ufficializzano l'intesa. Marchionne diventa amministratore delegato, Robert Kidder è designato presidente

 

Fiat-Chrysler, i fuoristrada Jeep al centro dell'operazione

di Mario Cianflone

 

Fiat e Chrysler formano una galassia di marchi tra le due sponde dell'Atlantico. La casa americana che ha già un matrimonio europeo alle spalle, quello celebrato nel 1988 con Daimler Benz e fallito nel 2007, è dopo Gm la seconda malata - quasi terminale - di Detroit, con una crisi generata da una costante emorragia di vendite dovuta a una gamma composta da modelli di scarso appeal tra le due sponde dell'atlantico e al conseguente dissesto di finanziario, iniziato ben prima dell'attuale crisi economica.

La nuova società ex Chrysler Llc, oltre al brand Chrysler, marchi che hanno fatto la storia dell'auto a stelle e strisce come Dodge, dove spicca la super sportiva Viper, uno dei pochi successo della casa anche in Europa, e soprattutto Jeep. Quest'ultima, icona e sinonimo stesso del concetto di fuoristrada: è un marchio leggenda con modelli di grande e grandissimo successo come Cherokee o Wrangler.

Al gruppo Fiat, la dote Jeep fa non poco comodo per espandere l'offerta in quella che, volenti o nolenti, rappresenta un settore imporante dell'industria dell'automobile: Suv e e fuoristrada.

Una area di mercato dove il Lingotto esibisce un vuoto pressoché pneumatico visto che schiera solo la Sedici, clone della Suzuki SX e ulteriore figlio del matrimonio fallito con Gm, nonché l'Iveco Campagnola che però è più un veicolo militare e un fuoristrada puro che un Suv. E il mercato chiede, si veda il successo della Nissan Qashqai o della Ford Kuga, sempre più sport utility di taglia urbana e prezzo accessibile come il recente Peugeot 3008.

Fiat invece porta in "dono" alla decotta Chrysler tecnologie evolute nei motori diesel di piccola cubatura, come i MultiJet, e innovazione recenti come il MultiAir, un sistema di gestione delle valvole che permette di ottimizzare il rendimento dei motori a benzina, anche di piccola cilindrata apportando anche un risparmio industriale non indifferente: l'utilizzo di un solo albero di distribuzione anziché due.

Al di là delle singole tecnologie, il gruppo Fiat può contribuire globalmente alla rinascita tecnica del gigante americano che ha in listino molti modelli datati per stile, cifra tecnica e finiture. E Chrysler ha decisamente bisogno di una ventata di innovazione per svecchiarsi con inediti prodotti e nuove idee. Certo non può andare avanti continuando a proporre auto "datate" come la Pt Cruiser.

Inoltre, al marchio Chrysler, anche nel'offerta europea fanno decisamente comodo i poderosi turbodiesel (soprattutto quelli derivati dal 1.910cc che anche Opel utilizza, persino sulla nuova Insignia) visto che per motorizzare la Compass è dovuta ricorrere alla banca degli organi di Volkswagen. La semi-suv americana monta, infatti, una non recentissima unità tedesca con iniettori pompa, derivata da quella delle vecchie Golf/Passat, per intenderci.

Ma anche la Casa Usa, può dare il suo contributo: alcuni modelli di nicchia come la Chrysler 300 C, berlina e wagon, che anche da noi hanno avuto un riscontro positivo, potrebbero contribuire ad ampliare l'offerta del Lingotto che sul fronte delle vetture grandi e di prestigio è deficitaria (schierava fino a poche settimane solo la poco fortunata Thesis, ora scomparsa senza clamore e rimpianti dal listino Lancia). Inoltre sinergie sono possibili anche sul fronte dei grossi monovolume.

Il savataggio di Chrysler potrebbe anche sancire il ritorno di Alfa Romeo negli Stati Uniti grazie a una rete di dealer in grado di supportare le vendite del biscione. Più difficile è invece ipotizzare realmente la commercializzazione di modelli italiani come la 500, decisamente troppo compatta e con struttura da modificare per adeguarla ai severi standard di sicurezza americana. La Bravo potrebbe fronteggiare vetture piccole, per gli standard Usa, come la Ford Focus, ma si tratta di tipologie di macchine non troppo gradite agli automobilisti americani che prediligono, anche per una questione di corporatura media, vetture ampie e spaziose.

 

 

10 giugno 2009

Fiat e gli Usa: 100 anni di storia

Se con la ripresa di Chrysler Fiat compie uno sbarco in grande stile negli Stati Uniti, risalgono a oltre un secolo fa le prime iniziative del gruppo del Lingotto su quello che che resta il primo mercato mondiale. Fiat puntò infatti sul Nuovo Continente fin dai suoi albori: nel 1903 circa, quando iniziò ad esplorare le prime vetture oltre Atlantico. Non erano passati neanche dieci anni dal 1899, anno che aveva sancito la nascita della casa torinese.

Se la tappa attuale segna una svolta radicale su questo mercato, nei decenni passati la presenza americana di Fiat è stata un succedersi di espansioni e battute di arresto, alleanze e dietrofront. E un'immagine che non brillava tant'è che negli Stati Uniti Fiat per molti significava Fix It Again Tony, aggiustala di nuova Tony

Sa sottolineare l'uscita dal mercato di Alfa Romeo, nel 1995, dopo che quasi 10 anni prima era stata rilevata da Fiat. Ma oggi sono proprio quegli anni ad apparire i più lontani di tutti.

Nel 1909 nacque il primo stabilimento del gruppo torinese negli Usa, con sede a Poughkeepsie, nello stato di New York. In quegli stessi anni venne lanciata la produzione del taxi Fiat 1 Fiacre, diffuso soprattutto a New York, ma che venne esportato anche a Londra e Parigi.

A quei tempi, non era da tutti in America possedere una Fiat, era anzi un simbolo di prestigio. Costava tra i 3.600 e gli 8.600 dollari di allora, l'equivalente di un ammontare compreso tra i 73.000 e i 176.000 dollari circa di oggi, decisamente più della rivale Ford, che aveva lanciato nel 1908 il suo primo Model Ts, dal costo di 825 dollari (gli attuali 17.000 dollari).

Se agli inizi del Novecento Fiat riuscì a battere Ford in termini di prestigio, decenni dopo la casa torinese sconfisse nuovamente la rivale americana in un'arena completamente diversa: quella per la conquista di Alfa Romeo, che con la sua Duetto rosso fiammante aveva fatto sognare l'America ai tempi del famoso film "Il laureato" con Dustin Hoffman.

Nel 1986 Alfa Romeo entrò a far parte del gruppo del Lingotto e successivamente, alla fine degli anni '80, Fiat diede vita a un'importante alleanza con Chrysler, creando la joint venture "Alfa Romeo Distributors of North America". Ma l'accordo non andò a buon fine e nel 1995 Alfa Romeo uscì dal mercato Usa.

Tra le ultime fita commercializzate negli Usa spicca la Ritmo rinominata Strada per evitare per evitare inopportune accostamenti al ciclo mestruale femminile. Problemi di naming a parte la ritmo /strada non copi al cuore gli americani e non fu in grado di competere la Rabbit, la Volkswagen Golf a stelle e strisce. Però la Strada divenne la vettura di un giovane Barack Obama.

L'ultimo capitolo americano di Fiat - precedente all'apertura del nuovo, annunciato oggi - risale agli inizi del nuovo secolo, esattamente al 2000, con l'accordo di joint venture siglato tra il Lingotto e il colosso di Detroit General Motors. Con l'accordo, Gm acquistò una partecipazione nella divisione auto della casa torinese.

L'alleanza fu comprensiva però anche di un'opzione put, che diede a Fiat il diritto di vedere la divisione automobilistica a Gm dopo quattro anni, pena il pagamento da parte di quest'ultima di due miliardi di dollari. Il gigante americano scelse alla fine quest'ultima opzione, e il 13 maggio del 2005 fu ufficialmente rottura tra le due aziende.

Ora, a meno di quattro anni dal clamoroso divorzio con Gm, Fiat torna con un progetto che ha avuto la sua genesi lo stesso giorno in cui Barack Obama è salito alla Casa Bianca, lo scorso 20 gennaio, e che ora diventa realtà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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